L’anello verde di Roma

Le mimose fiorite: una presenza solare che illumina molti angoli verdi di Roma

A Roma ho vissuto dieci anni. Ho avuto la fortuna di abitare in centro, dove la proverbiale bellezza della città si incontra ad ogni passo, e di starci da single, senza macchina e problemi di traffico. Le periferie le conoscevo poco: per me rimanevano tessere anonime di un puzzle sparpagliato. Quando ho visto su cammini.eu l’annuncio di un trekking nell’anello verde di Roma non ho avuto dubbi: avrei colto la sfida e ricomposto il mosaico. E la bellezza di Roma che tanto ammiravo si è arricchita di una splendida corona verde.

Nel Parco degli acquedotti

Il percorso, tracciato da Carlo Coronati, si snoda per un centinaio di chilometri tra parchi, riserve naturali, orti e boschi. Si inizia a nord con la Pineta Sacchetti che tante volte avevo costeggiato e mai assaporato, il Parco regionale Pineto e Monte Ciocci, con la sua spettacolare vista sul Cupolone.

La cupola della basilica di San Pietro

Una piccola deviazioni ci porta nella Valle dell’Inferno, che neanche le mie amiche romane conoscono. Nel borghetto dei Fornaciari una volta si fabbricavano mattoni per la costruzione della vicina basilica di San Pietro.

Negli anni ’60 il comune decise di abbattere le povere case e trasferire gli abitanti lì accanto nel nuovo quartiere della Balduina. Fu una sollevazione popolare. A raccontarcela è l’agguerrito Carle, che snocciola con orgoglio gli atti di ribellione dei borgatari: hanno combattuto anche per salvare i propri sanpietrini!

Carle ci racconta il suo borgo

L’incontro con gli abitanti del luogo è un valore aggiunto del nostro cammino. Grazie di cuore a Carle nella Valle dell’Inferno, come a Mario al Testaccio e a Sabina alla Garbatella, per il tempo che ci hanno dedicato e la passione che ci hanno messo.

Noi continuiamo sulla collina e la riserva naturale di Monte Mario, aggirando Stadio olimpico e Farnesina. Non avrei mai sospettato di trovare una natura selvaggia così vicino al centro storico di Roma.

Monte Mario: il cimitero francese

Camminiamo nel bosco tra querce da sughero e visioni inattese, come l’ameno cimitero francese che ci appare improvviso in una radura. Purtroppo piove, ma i piedi sono asciutti e affrontiamo le discese sdrucciolevoli con la dovuta prudenza. A Ponte Milvio siamo di nuovo in città.

La seconda tappa ci porta lungo i fiumi: prima il maestoso Tevere, con il quartiere Flaminio, Villa Glori e Villa Ada, poi l’Aniene. Non sapevo che l’Aniene si versasse nel Tevere proprio accanto a Villa Ada sotto il cocuzzolo di Forte Antenne, né che il nome di quest’ultimo non rimandasse affatto a un’antenna: Antenne deriva dal latino ante amnes, davanti ai fiumi. Appunto.

Costeggiamo l’Aniene per un lunghissimo tratto. Siamo in città, con i condomìni che spuntano a tratti sopra la vegetazione, e nello stesso tempo percorriamo un corridoio verde in cui è l’ambiente fluviale a dominare, con la sua vegetazione lussureggiante, l’acqua che scorre veloce mandando barbagli di luce, gli uccelli acquatici che sembrano giocare a rimpiattino.

Attraversando il parco delle Valli incontriamo l’incantevole ponte Nomentano dove il tempo si è fermato, e il parco Bolivar con il suo monumento al condottiero sudamericano che qui ha giurato di liberare la propria gente.

Saltato un tratto prevalentemente urbano, la terza e quarta tappa sono forse le più affascinanti. Grazie all’ostinazione del visionario Antonio Cederna tutta la zona a sud-est di Roma costituisce un unico parco che va dalle Terme di Caracalla al Grande Raccordo Anulare.  Il percorso da Tor Fiscale al Parco degli acquedotti ci apre all’immensità dei verdissimi prati attraversati dalle maestose vestigia romane. I mandorli sono in fiore e il cielo in festa.

Camminiamo lungo la via Appia Antica fino alla tomba di Cecilia Metella, e poi nel parco della Caffarella fino al ninfeo e la fonte della ninfa Egeria. Attraversiamo l’incredibile uliveto dell’istituto agrario Garibaldi, di cui ammiriamo anche campi e orti lavorati alla perfezione.  

E siamo già alla quinta tappa e all’EUR. Il laghetto è circondato da ciliegi giapponesi non ancora in fiore e noi ridiscendiamo nuovamente al Tevere per scoprire la Magliana, passando in pochi passi dal bello al prosaico delle discariche selvagge. Ma anche questa è Roma, peraltro in cerca di riscatto nei parchi che pur ingentiliscono le rive del fiume. Arriviamo al ponte dell’Industria, il Gazometro, il mai decollato Porto fluviale: un rione post-industriale che Ferzan Őzpetek ha magistralmente rappresentato nei suoi film.

Sul ponte dell’Industria verso il Gazometro

L’ultimo giorno ripartiamo dalla Piramide Cestia e il cimitero acattolico con la tomba di Keats e il suo famoso epitaffio: “Qui giace un uomo il cui nome fu scritto sull’acqua.”  Dal Testaccio e il suo mattatoio la salita al Gianicolo è breve e arriviamo in cima al colle in tempo per farci assordare dalla tradizionale cannonata di mezzogiorno.

Spara il cannone del Gianicolo

Villa Doria Pamphili è a un passo e fa piacere concludere il nostro viaggio immersi di nuovo nel sublime, con paesaggi a tratti selvaggi e a momenti rasenti la perfezione, come il parterre all’italiana del magnifico “villino” Algardi, detto anche casino del Bel respiro. L’ultimo picnic lo facciamo attorno alla blasonata fontana del Giglio.

Il ninfeo di Villa Carpegna

L’anello si chiude a Villa Carpegna dove tiriamo le somme e ringraziamo Carlo, che spesso ha voluto accompagnarci lungo il “suo” itinerario, e Matteo, la nostra splendida, simpaticissima guida: sempre sorridente, sempre attento e disponibile, comprese le nostre cento soste caffé.

Ci ringraziamo anche l’un l’altro, felicitandoci per essere riusciti a camminare fino a 25 km complessivi in un giorno, ma soprattutto per aver creato del tutto spontaneamente un gruppo affiatato e solidale, allegro e leggero, mai lamentoso e lagnoso, sempre aperto e curioso. L’anello verde di Roma ci ha riempiti di bellezza e resi tutti migliori.

Villa Doria Pamphili: camminarci è un privilegio

testo di Ivana Suhadolc
foto del gruppo Anello verde di Roma 2024


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